editoriali a cazzo di cane

Sindrome Svedese

In piove governo vago on 28 novembre 2013 at 20:15

“Non ce la faccio. Dopo diciannove anni e otto mesi esatti non ce la faccio ad esultare, proprio no. Sono disorientato, affranto e disperato. Mi sento triste e afflitto da un profondo e doloroso senso di abbandono. Un buco nero che non so come colmare. Qualsiasi cosa funge da alibi per riportare alla memoria due decenni di vita. Mi ritrovo a piangere di fronte al poster dei mondiali dell’82 con sotto la scritta “FORZA ITALIA”; mi intenerisco davanti ad una prostituta minorenne; vago senza meta in cerca di evasori fiscali da abbracciare; nutro uno smisurato odio nei confronti di tutti i giudici senza alcuna distinzione e appartenenza politica, compresi quelli di X-FACTOR. E non so cosa fare. Ho passato la notte ad ascoltare inni che dicono che tu ci sei, con la scatola del MONOPOLI sul tavolo, sostituendo tutti gli imprevisti “ANDATE IN PRIGIONE DIRETTAMENTE E SENZA PASSARE DAL VIA” con le probabilità “AVETE IL PERMESSO DI REALIZZARE UN DECRETO LEGGE A VOSTRO FAVORE” ma tu non ci sei. E così rimango qui, con addosso un doppio petto, un paio di scarpe con il tacco rialzato, la faccia ricoperta di vernice epossidica carteggiata, parlando con il cane immaginando che sia il mio direttore di giornale, registrando le battute dell’intera trilogia de “IL PADRINO” con il mio iphone per poi riascoltarle e dargli una minima parvenza di intercettazioni. Qui, immerso in un presente malinconico, un presente senza futuro perché non esiste futuro senza te.
Ciao Silvio.

Per sempre tuo, Paolo.”

Con l’espressione Sindrome di Stoccolma ci si riferisce ad uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un sequestro di persona o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice.
Tentando una schematizzazione, potremmo individuare la
sequenza degli stati emotivi di un ostaggio come segue:
1. Incredulità;
2. Illusione di ottenere presto la
liberazione;
3. Delusione per la mancata, immediata,
liberazione da parte dell’autorità;
4. Impegno in lavoro fisico o mentale;
5. Rassegna del proprio passato.

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